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“Siamo ciò che mangiamo” scriveva nel 1862 il filosofo Ludwig Feuerbach opponendosi alla separazione netta tra mente e corpo che permeava la religione e la cultura dell’epoca e insistendo sulla necessità etico-politica di rispondere ai bisogni materiali delle fasce più povere, anziché appagarsi di una cultura meramente speculativa.

Un monito ribadito dagli obiettivi Onu per la Sostenibilità 2030 e che oggi assume anche una valenza medica: la prevenzione, il trattamento e la gestione di molte malattie sempre più passano attraverso una dieta corretta.

“Garantire l'accesso ad alimenti salutari e nutrienti è una parte essenziale della risposta al Covid-19”, si legge sul sito FAO dedicato alla giornata mondiale dell’alimentazione organizzata per il 16 ottobre 2020. E se questo è importante specialmente per le persone più vulnerabili del mondo, nei paesi più ricchi - dove obesità e diabete sono in aumento - si fanno strada nuovi miti su integratori e superfood.

In effetti il cibo non è solo la risposta a un bisogno primario e la nostra relazione con esso svela molto del rapporto con il nostro corpo, delle relazioni affettive e familiari, dei modelli culturali diversi ai quali ognuno di noi aderisce.

Di tutto questo ci raccontano ricercatrici e ricercatori dell'Università di Torino sull'ultima Proposta di Lettura di FRidA: La salute in un boccone.